Storie di club calcistici

L’Ajax Amsterdam è un club olandese

29 volte campioni d’Olanda, 18 volte vincitori della coppa nazionale, sette volte vincitori della Supercoppa d’Olanda, vincitori della Champions League, della Coppa delle Coppe e della Coppa UEFA, uno dei soli cinque club europei a vincere definitivamente la Coppa Europa (gli olandesi l’hanno vinta per tre volte di fila, dal 1971 al 1973). È “tutto merito suo”: il leggendario Ajax.

Nel 1883 un “gruppo di compagni” guidato da Han Dade, Karel Reeser e Floris Stempel si “procurò” una novità dell’epoca, un pallone di cuoio, e “fondò” una squadra per il gioco del calcio. La prima partita “introduttiva” fu giocata alla periferia di Newver Amstel e la “neonata” squadra fu chiamata Union.

Il “clamore del prato” durò per dieci anni. Durante questo periodo i membri crebbero, alcuni abbandonarono il passatempo sportivo, mentre altri decisero di riorganizzare l’Union. Su iniziativa dell’attivo Stempel, fu creato “un club piccolo, ma molto calcistico”. Il suo nome era Ajax. La risposta al nome è semplice: a quel tempo l’antica Grecia era estremamente popolare nel mondo, e Aiace era il fratello dell’invincibile Achille… Secondo il mito, dopo una grave follia Aiace si uccise. L’eroe fu sepolto sull’isola di Salamina, dove presto sulla sua tomba crebbe un fiore rosso e bianco.
Comprensibilmente, il rosso e il bianco divennero i colori del club, Stempel divenne presidente del club e fu commesso un piccolo errore nel nome dell’unità “calcistica appena costituita”: Foot-Ball Club Ajax (la lettera evidenziata è superflua). Poi si decise che sarebbe stato sconveniente giocare sul prato di campagna, così ci trasferimmo… sul prato della città, nella parte meridionale di Amsterdam. A proposito, nello statuto c’era scritto: “giocate bene e lealmente”.

Nella storia del club è stata aperta una “pagina ebraica”. Prima della Seconda Guerra Mondiale, l’Olanda era il paese più “ebraico”. Ad Amsterdam, l’antica nazione viveva appena fuori Watergraafsmeer, e il quartiere era chiamato Jodenhoek (“angolo ebraico”). Poiché le “squadre ospiti” arrivavano alla stazione di Veerspeenport, che all’epoca ospitava venditori ambulanti ebrei, il viaggio per le partite con l’Ajax divenne noto come “viaggio dagli ebrei”. È interessante notare che un tempo nella squadra c’erano giocatori con radici ebraiche: Shaq Svart, Benny Muller e Jaap van Praag (futuro presidente del club), mentre Eddie Hamel morì ad Auschwitz a causa delle sue origini. Attualmente non ci sono giocatori con radici ebraiche nel club, l’ultimo dei quali è Daniel de Ridder. I tifosi, per esprimere la loro fedeltà al club, usano simboli ebraici – bandiere con la Stella di Davide – e cantano “Ebrei, ebrei!” durante le partite. Gli avversari dell’Ajax, invece, intonano altri canti. Ad esempio, “Hamas, Hamas, ebrei al gas”. Gli ebrei andavano alle partite della squadra, portavano con sé i loro figli e questo li aiutava durante la guerra. Il fatto è che non c’era nessuno a difendere gli ebrei che cercavano di vivere separati e l’80% degli ebrei olandesi fu sterminato nei campi di concentramento. Il restante 20% era costituito da tifosi dell’Ajax. Gli olandesi li nascosero dai nazisti ovunque potessero: in appartamenti, cantine, case di paese…

Il 7 dicembre 1966 l’Ajax sconfisse in casa il Liverpool nell’1/8 di finale. Questa partita passò alla storia come “partita della nebbia”: a causa della fitta nebbia l’arbitro cercò di spostare la partita al giorno successivo, ma gli olandesi insistettero per giocarla. Si dice che alla fine del primo tempo il manager inglese Bill Shankly sia entrato in campo e abbia “preso a calci” i suoi giocatori – il Liver era già in vantaggio per 4-0 a quel punto. Non servì a nulla e l’incontro finì 5-1 a favore dei padroni di casa. Il ritorno si risolse in un pareggio per 2-2 e nei quarti di finale l’Ajax affrontò il Dukla cecoslovacco e… perse!
In generale, nella sua storia la squadra ha coltivato una nuova generazione di giocatori, ha ottenuto trionfi con loro e… li ha venduti a grandi club europei, il che, ovviamente, ha significato una certa “cessione di posizioni”.

Ora la squadra di Amsterdam ha anche abbastanza stelle: il già citato Suarez ha recentemente lasciato il segno nella squadra uruguaiana per la Coppa del Mondo FIFA 2010. Ma non bisogna dimenticare il portiere della squadra Stekelenburg, Gregory van der Wiel – che è diventato una delle scoperte della Coppa del Mondo, El Hamdaoui, de Zeuv e altri… Certo, sono ancora conosciuti soprattutto in Olanda, ma non è escluso che siano già osservati dagli scout delle principali squadre europee. Riuscirà questa squadra a ripetere il favoloso successo degli anni ’70-’90, per poi “svanire nell’oblio”? E poi ci saranno nuovi giocatori e forse nuove vittorie.

L’attuale allenatore Martin Yol non ha fretta, ma sicuramente riporterà la squadra di Amsterdam sul gradino più alto del podio, e non solo in Olanda. E non c’è dubbio che l’Ajax dovrebbe esserci: il calcio deve essere bello…

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